Verona 1975: il mostro della collina

Verona,1975.
Una ragazza scomparsa, il mistero di uno scheletro e di alcuni nastri sonori misteriosi.
Sono questi gli ingredienti di un giallo degno di un film di Dario Argento di quegli anni.
Una serie di delitti dimenticati: quelli dello strangolatore di Verona, noto alle cronache anche come il “Mostro della Collina”.

Regina Dalla Croce

Regina dalla Croce

LA SCOMPARSA DI REGINA DALLA CROCE

Il 7 agosto 1975, un giovane soprannominato Camay, si presenta nella redazione del quotidiano locale L’Arena e parla con il cronista Gianni Cantù. Il giovane chiede aiuto per far pubblicare la notizia della scomparsa della sua fidanzata che si chiama Regina Dalla Croce, 27 anni, già da qualche anno separata e madre di due bambini, un maschio ed una femmina. 

Gli amici della donna hanno paura che possa esserle accaduto qualcosa. La notte tra Martedì 5 e Mercoledì 6 agosto, a mezzanotte e mezza, Regina è stata vista per l’ultima volta in Via Cesare Battisti a Verona. Regina Dalla Croce è una bella ragazza, alta 1,60m, capelli neri pettinati a caschetto con una frangetta.
Era vestita con una minigonna turchese ed una maglietta bianca, ai piedi calzava delle scarpe con tacco e portava con sé una piccola borsa in pelle marrone.
Regina aveva anche un ombrello, perché il 5 agosto c’era stato un forte temporale. Verso la mezzanotte sostava in piedi, sul marciapiede, in Via Cesare Battisti, accanto ad una lunga fila di automobili, perché era in attesa di clienti. Regina Dalla Croce era una prostituta ed abitava in Via Bionde 1 a Verona.
Il ragazzo di Regina è conosciuto con il soprannome Camay, come la saponetta che seduce tre volte e reclamizzata in quegli anni da Carosello. Anche Regina era rimasta sedotta da Camay.
L’uomo prega il cronista Gianni Cantù a pubblicare un appello a tutti coloro che possano averla vista. L’articolo uscirà il giorno successivo, ma nella mente di Cantù scatta qualcosa.

L’OMICIDIO DI FERNANDA PELLEGRINI

Sono passate poche settimane da quando un’altra prostituta, è stata rinvenuta assassinata in Via Volte Maso a Quinzano, la notte tra domenica 22 e lunedì 23 giugno.
Il corpo era stato denudato e gli indumenti sembra che fossero sparsi intorno al cadavere. La vittima era stata nascosta dietro un cespuglio, forse per farne ritardare il ritrovamento. La vittima, che abitava in Contrada Polese a Verona, si chiamava Fernanda Pellegrini, aveva 27 anni come Regina ed era madre di tre figli.
Anche lei era separata, aveva lasciato un militare americano di servizio in una base NATO, per mettersi con un pizzaiolo tedesco che diventerà il suo fidanzato fisso.

La donna è stata uccisa barbaramente: l’assassino l’ha prima tramortita con un potente pugno in faccia che le ha fatto perdere i sensi, poi le ha ripetutamente affondato un punteruolo (forse un cacciavite) per poi finirla per strozzamento.
Fernanda Pellegrini fu vista l’ultima volta tra la mezzanotte e l’una in stradone Porta Palio dalle sue amiche. Alcune di esse hanno riferito che l’uomo con cui si sarebbe allontanata Fernanda era piuttosto massiccio, con capelli castani, uno sguardo allucinato ed un’età tra i 35 ed i 40 anni. Incredibilmente però, i testimoni forniscono agli inquirenti anche un altro dettaglio molto particolare: l’uomo aveva un dente dell’arcata superiore spaccato in modo particolare.

Un altro particolare sulla morte di Fernanda Pellegrini è che quella sera aveva all’interno della sua borsetta una moneta d’argento da mille lire, con una particolare ammaccatura. Una moneta dello stesso tipo è stata ritrovata in un bar della circonvallazione di Verona. L’uomo che l’ha messa in circolazione è uno slavo che dopo essere stato fermato, e poi rilasciato, morì in una sparatoria contro una banda di Somali a Peschiera del Garda il 12 agosto.

La scomparsa di Regina Dalla Croce - oltre che dalla Stampa - viene considerata una cosa seria anche dagli inquirenti che si mettono ad indagare. Si ricostruiscono le ultime ore. La ragazza ha cenato nell’appartamento di Camay in Via Bionde, assieme ad un gruppo di amici ed amiche, con i quali si è poi recata dopocena in un bar vicino allo stadio. Era allegra e tranquilla come tutte le sere. Poi, ha raggiunto Via Cesare Battisti, dove è stata vista per l’ultima volta davanti alla sede dell’INPS a mezzanotte e mezza, poi di lei, nessuna traccia. Come se non bastasse, quella notte ha ripreso a piovere, c’è stato un fortissimo temporale ed in città c’è stato anche un blackout.

Non vedendola rincasare, come al solito a tardissima ora, Camay ha immediatamente allertato i Carabinieri e si è messo lui stesso a cercare Regina nelle zone periferiche della città nel timore che potesse esserle accaduto qualcosa.

Con il passare dei giorni dalla scomparsa di Regina Dalla Croce, tutti si convincono che possa aver fatto una brutta fine. Ne è convinto il fidanzato, ne è convito il cronista Gianni Cantù e ne sono convinti anche gli inquirenti. Ma perché questa convinzione?
Il ragazzo di Regina la descrive come una ragazza metodica ed anche molto scrupolosa nella scelta dei clienti con cui accompagnarsi, soprattutto dopo il fattaccio di Quinzano. Si teme che Regina possa aver fatto la stessa fine di Fernanda Pellegrini. Lo pensano anche i Carabinieri e gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Verona che non nascondono la possibilità che sia Fernanda Pellegrini sia Regina Dalla Croce siano state assassinate da un maniaco, poiché entrambe le ragazze non erano coinvolte in giri così loschi da ipotizzare degli omicidi per metterle a tacere.
Passano alcuni mesi e si scopre che Regina, dopo essere stata vista in Via Cesare Battisti, sarebbe stata notata uscire da una casa che frequentava spesso vicino piazza Isolo, in questa zona, forse, ha incontrato il suo assassino.

Ma che fine ha fatto il cadavere di Regina?
Gli inquirenti sospettano che possa essere stata gettata nel fiume Adige e per questo ci sarebbero difficoltà per ritrovarla. Spesso, come raccontano gli articoli dell’epoca scritti da Gianni Cantù, i cadaveri gettati nell’Adige venivano ritrovati dopo molti mesi, se non addirittura mai.

Fernanda-pellegrini

FernandaPellegrini

LO SCHELETRO DI VIA MARSALA

Bisogna aspettare venerdì 9 aprile del 1976 per avere una svolta.
Verso il tramonto uno studente di 18 anni sta passeggiando con il suo cane verso la fine di Via Marsala a Verona.
Si tratta di una strada di collina, lunga circa un chilometro, che termina davanti ad un cancello. Il ragazzo - che abita al civico 79 - si lascia sfuggire il cane e lo ritrova sotto un roveto dove scorge un cranio umano.

È ormai buio quando la prima pattuglia giunge sul posto e gli uomini della volante si accorgono che oltre al teschio ci sono anche altre ossa: si tratta di uno scheletro.

Sulla scena del crimine vengono ritrovati anche un reggiseno nero ed una minigonna azzurra.
Come accadeva frequentemente all’epoca, i giornalisti venivano lasciati liberamente passare dal cordone di sicurezza durante i sopralluoghi.
Qui - narrano le cronache - il giornalista dell’Arena Gianni Cantù trova per terra quella che sembra essere una parrucca: un caschetto nero corto.
In realtà sono ciò che rimane dei capelli che un tempo erano attaccati al cranio rinvenuto da quello studente a passeggio col cane.

La morte risale a diversi mesi: sono rimaste le ossa e poco altro.
Il medico legale accerta che si tratta sicuramente di una donna, tra i 20 e i 30 anni: si tratta di Regina Dalla Croce.
La minigonna azzurra viene riconosciuta da Raffaella, un’amica di Regina, inoltre anche quel macabro scalpo rinvenuto dal giornalista corrisponde alla pettinatura che la ragazza portava negli ultimi tempi.
Sembra che la minigonna si sia preservata meglio rispetto agli altri indumenti perché rimasta impigliata tra i rovi a circa un metro dai resti.

Ma è troppo buio e per questo gli inquirenti e la Polizia Scientifica tronano la mattina successiva, dove vengono ritrovate altre ossa che erano sfuggite al primo sopralluogo: tutte appartengono alla stessa persona e tutti sono convinti che si tratta proprio di Regina Dalla Croce.

Quello che in molti si domandano, invece, è come sia stato possibile che il cadavere di Regina Dalla Croce sia rimasto inosservato per ben otto mesi. Via Marsala si trova nel quartiere Valdonega a Verona e la zona del ritrovamento è la parte finale di questa lunga strada chiusa che all’epoca era meno edificata. Inoltre si tratta di una zona dove risiedono numerose famiglie ricche e benestanti della città, dove molti proprietari possiedono anche una seconda casa in un luogo di villeggiatura. Nel 1975 era molto frequente per le classi più abbienti restare in vacanza per settimane, se non addirittura tutta l’estate. Quando avvenne il delitto era il 6 di agosto le villette nei dintorni erano tutte vuote. C’è poi da considerare il fatto che verso settembre, al rientro dei residenti di Via Marsala nella loro abitazione, la decomposizione accelerata dal caldo estivo, aveva probabilmente già ridotto i resti di Regina in uno scheletro, rendendolo praticamente inodore.

 Erano già state notate le somiglianze tra i casi di Fernanda Pellegrini e Regina Dalla Croce, ma ora, dopo il rinvenimento del secondo cadavere, le analogie appaiono ancora più evidenti.

Si tratta di due donne della stessa età, entrambe prostitute, entrambe madri, entrambe uccise nello stesso modo: prima tramortite con un pugno potentissimo sul volto poi spogliate ed infine uccise per strozzamento nello stesso luogo isolato dove verranno ritrovate tempo dopo.
La prima, Fernanda, era scomparsa il 22 giugno e non sarà ritrovata prima di quattro giorni. Per Regina Dalla Croce ci sono voluti addirittura otto mesi.
Poi c’è un’altra analogia: la pioggia.
Entrambe le donne sono state uccise in una notte in cui era in corso un violento temporale.
Un dettaglio che ricorda alcuni delitti del Mostro di Udine, ma quella è un’altra storia.

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ALTRI CASI

Ma le vittime potrebbero essere state più di due?
Alcuni giorni dopo la terribile fine di Regina Dalla Croce, una giovanissima ragazza di origine sarda, da poco tempo a Verona, è scomparsa e frequentava lo stesso ambiente delle due vittime.
Sembra che non sia mai stata ritrovata.

Un altro fatto inquietante avviene a mezzanotte e mezza del 26 agosto 1975: una donna di 39 anni sfugge all’aggressione di un energumeno che la insegue da piazza Isolo fino alla sua abitazione in Via Fontana del Ferro.
All’interno dell’androne del palazzo, l’aggressore la fa cadere a terra con due potenti ceffoni, poi cerca di vincerne la resistenza stringendole il collo con una mano e cercando di strapparle la gonna con l’altra.
L’uomo si darà alla fuga grazie all’intervento dei vicini richiamati dalle grida della donna.
Per questo fatto viene individuato dalla Squadra Mobile un cameriere di 38 anni originario della provincia di Trento che poi risulterà innocente.
L’uomo era già stato sospettato in passato di un altro omicidio, quello di Oriana Zanchetta, una giovane diciassettenne trovata morta all’interno di una cisterna alla periferia di Trento il 25 ottobre 1967.
Tuttavia, sembra non ci sia alcun legame tra questo caso e quelli di Verona.

Qualche sospetto cade anche su Camay. Il fidanzato di Regina Dalla Croce, tre anni prima, era stato coinvolto in un omicidio scoprendo il cadavere della quattordicenne Giuseppina Bosetti, fuggita di casa da Palazzolo sull’Olio in provincia di Brescia e rinvenuta strangolata in un pied-a-terre vicino Piazza Bra.

Ma per questo delitto c’è un colpevole condannato a 18 anni con sentenza definitiva, un certo Silvino Serra detto il Matto.

Corriere

IL SOSPETTATO

Il sospettato principale di questa storia viene individuato attraverso la testimonianza di qualcuno che lo avrebbe visto assieme a Fernanda Pellegrini la sera della scomparsa.
Si tratta di un geometra di 37 anni di origini bellunesi.
Abita in Via Sirtori che si trova nel quartiere Valdonega, quello dove è stata uccisa Regina Dalla Croce.
La descrizione dell’uomo coincide con quella di altre testimonianze.
Il geometra avrebbe avuto anche un movente: sembra che accusasse Fernanda Pellegrini di avergli rubato 300.000 lire ed alcune bobine contenenti delle registrazioni compromettenti.

Il 17 novembre 1975 - cinque mesi prima del ritrovamento dello scheletro in Via Marsala - viene fermato come indiziato per l’omicidio di Fernanda Pellegrini.
Il teste chiave lo riconosce per l’uomo che ha litigato in stradone Porta Palio con Fernanda. Poi, a distanza di cinque mesi, il testimone cambia idea: messo a confronto con il geometra, dice di non riconoscerlo più, ne è certo.
Quindi, il Giudice Istruttore non ha altra scelta che rimetterlo in libertà.

Qualche tempo dopo avviene un altro colpo di scena degno di un film di Dario Argento. Il fidanzato di Fernanda Pellegrini è un ladro, un topo d’appartamento.
Non convinto della decisione della magistratura, si introduce furtivamente in casa del geometra mentre questo si trova fuori.
L’uomo dentro l’appartamento trova un registratore.
Ricordandosi delle famose bobine per le quali il geometra accusava di furto Fernanda, lo mette in riproduzione e quello che sente gli gela il sangue.
Poi interrompe la riproduzione e lo porta via con sé.

Consapevole di aver commesso comunque un reato, il fidanzato di Fernanda non si reca alla Polizia, ma alla redazione dell’Arena e fa sentire la registrazione al giornalista Gianni Cantù. Si sentono - o almeno sembrano - i lamenti di una donna che sta morendo assassinata.
L’uomo però non riconosce in quei lamenti la voce di Fernanda, riconosce quella di Regina Dalla Croce.

La registrazione viene portata agli inquirenti, ma sfortunatamente è troppo poco per riaprire il caso: non ci sono certezze che la donna stia veramente morendo assassinata, non c’è sicurezza che sia veramente la voce di Regina Dalla Croce e non c’è nemmeno assoluta convinzione che lo scheletro rinvenuto in Via Marsala sia veramente il suo. Infatti, all’epoca, in mancanza di un esame del DNA, si poteva solamente supporre a chi potessero appartenere quei resti.

Infatti il 17 dicembre 1980 i familiari di Regina Dalla Croce presentano al Tribunale di Verona un’istanza per la dichiarazione di morte presunta. Pubblicata il giorno successivo dal quotidiano L’Arena, si legge: “che lasciò il tetto coniugale il 3 ottobre 1971 senza più dare notizie”.
In realtà sappiamo che la scomparsa di Regina è avvenuta il 6 agosto 1975; potremmo interpretare questa dichiarazione come un modo per accelerare i tempi sulla dichiarazione di morte presunta, probabilmente a fini ereditari e che sarà concessa dal Tribunale il 31 marzo 1983.

 

EPILOGO

Come finirono dunque i casi di Fernanda Pellegrini e Regina Dalla Croce?
Il geometra sospettato morì a 44 anni di morte naturale a Verona il 7 marzo 1982, quando i delitti delle colline veronesi erano già terminati da sei anni. L’unico che ebbe delle ripercussioni giudiziarie da questa vicenda fu Camay che venne condannato per lo sfruttamento della prostituzione della sua ragazza Regina Dalla Croce.

A metà degli anni Novanta la provincia di Verona sarà scossa da un’altra serie di omicidi che non c’entra nulla con i casi di Regina Dalla Croce e Fernanda Pellegrini.
Si tratta dei delitti commessi da Gianfranco Stevanin, il cosiddetto Mostro di Terrazzo.
Nel 2009 il cronista Gianni Cantù viene intervistato dal Giornale e gli viene domandato - non essendo stato più in servizio all’Arena all’epoca dei delitti di Stevanin - se fosse dispiaciuto di non essersene occupato. Cantù rispose di no dicendo di aver già lavorato al caso di un altro serial killer (quello delle colline veronesi) e di essere invece dispiaciuto di non aver contribuito alla sua cattura, affermando la sua netta convinzione che il colpevole fosse proprio quel geometra arrestato nel novembre 1975.

Gianni Cantù muore nel 2013 a 90 anni.

Gian Guido Zurli

I Mostri di Firenze